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Segni e forza interiore: la storia di Lucia Annibali

I segni sono straordinariamente magici. Possono assumere le sembianze di scelte o di ricordi. I segni, soprattutto quelli che il tempo ci lascia in eredità, testimoniano la nostra presenza e ci ricordano tutto quello che abbiamo vissuto. Sono, in sostanza, la dimostrazione tangibile della nostra esistenza.

Ed è proprio sulla nostra pelle che ogni giorno possiamo scorgere la bellezza, ma anche la nostalgia, del tempo che passa, che ci cambia e ci trasforma in qualcosa di estremamente raro, se non unico.

Le nostre mani, le nostre gambe, la nostra faccia raccontano all’esterno, tramite i segni e con delicatezza, quello che siamo diventati. Così, senza vergogna o banali reticenze. Sono lì e narrano di noi. Semplicemente questo, nient’altro.

Non sempre però quello che lasciano in eredità è positivo. La storia di Lucia Annibali, l’avvocato di Urbino che nel 2013 è stata aggredita sul pianerottolo di casa e a cui fu gettato addosso dell’acido solforico in un agguato organizzato dall’ex compagno Luca Varani, sta lì a dimostrarlo. Interventi chirurgici, ricoveri continui e sofferenza solo perché qualcuno aveva deciso così.

Non sono i segni del tempo ma di qualcos’altro…

In questo caso il tempo c’entra ben poco. Qui entra in scena qualcosa di diverso: l’irrazionalità umana e l’incapacità di accettare il rifiuto all’interno del contesto sentimentale. Un qualcosa che l’uomo, inteso questa volta come genere maschile, molte volte fa fatica a comprendere.

Un gesto irrazionale che ha costretto una donna in carriera a ricostruirsi una vita e a trovare dentro di sé una forza interiore non prevista ma necessaria. Perché tornare a sorridere e a vivere normalmente quando si è stati sfregiati brutalmente non è semplice, soprattutto perché la società e le persone comuni, dopo i primi attimi di compatimento, iniziano a vederti come un “diverso”, un qualcosa di profondamente discorde dai canoni.

I segni, seppur causati da un evento negativo, però a volte riescono a farti assurgere a simbolo o speranza per qualcun altro. Lucia, negli anni, è diventata l’emblema della violenza sulle donne, una figura a cui molte altre persone si aggrappano in un momento di difficoltà. Ha pubblicato anche un libro intitolato “Io ci sono. Una storia di non amore” in cui Lucia ripercorre la storia con quell’uomo passando in rassegna emozioni e sofferenze.

Un ruolo di cui lei sicuramente avrebbe fatto a meno, ma che le rende giustizia e le dà forza. Una forza interiore inarrestabile che le ha impedito di abbattersi e di lasciarsi andare, ma che piuttosto l’ha resa meno fragile e più propensa ad affrontare la vita con coraggio e determinazione.

In fin dei conti uno straordinario esempio che dimostra che ogni segno è prova delle scelte e del vissuto. Ogni segno porta con sé un ricordo, un’immagine, un’emozione. Sono i segni a renderci unici e irripetibili.

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