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La guerra e i segni sui sopravvissuti

Secondo lo scrittore e saggista Nuto Revellila guerra è la ferita mai cicatrizzata che ricomincia a sanguinare ogni volta che la tocchi“. Una definizione forte ma pienamente esaustiva su quello che incarna nella memoria e anche sulla pelle di tutti noi.

Le guerre, specialmente quelle di inizio XX secolo hanno lasciato un segno indelebile sui nostri nonni: i ricordi e le esperienze terribili vissute dai nostri nonni in quel periodo sono indimenticabili per chi ha avuto il piacere di ascoltarli almeno una volta.

La guerra però non lascia tracce solo su chi la vive in prima persona. Il territorio, le bellezze artistiche, la cultura: tutto viene in qualche modo segnato per sempre dalla distruzione e dalla devastazione che un evento del genere si trascina dietro. Senza distinzione.

La guerra e le esperienze dei più piccoli

La guerra, all’interno della storia dell’umanità, non è un fenomeno sporadico ma bensì radicato. Ha attraversato diverse fasi, passando dalle trincee e i campi di battaglia arrivando nelle città, nelle scuole e negli ospedali. I conflitti hanno approfittato della tecnologia e del progresso, arrivando anche a definire le bombe come “intelligenti”: un termine vergognosamente diventato di moda negli ultimi anni.

Ultimi anni che sono saliti alla ribalta per i focolai di guerra in Iraq ed in quasi tutto il Medio-Oriente. Conflitti che hanno segnato da vicino anche le popolazioni e le generazioni più giovani. Perché sono proprio loro, i bambini, che soffrono maggiormente i segni della violenza. Non hanno una responsabilità per i conflitti, ma tutto questo minaccia la loro salute e insidia soprattutto la loro felicità e la speranza in una vita “normale”.

La guerra, da sempre, è nemica dell’infanzia. Annienta i desideri, distrugge i sogni e fa venir meno l’affetto e la protezione che un bambino necessita di avere a quell’età. E in alcuni casi inculca nella mente dei più piccoli che quello è l’unico modo di vivere, anzi di sopravvivere. A partire da questo, infatti, è impossibile non parlare del fenomeno dei “bambini-soldato”: uno dei crimini più ripugnanti commessi dalla società moderna.

Piccole creature che invece di andare a scuola ed imparare si ritrovano ad imbracciare un fucile. Un’azione che ha ripercussioni fisiche (ferite, stati di denutrizione e patologie varie) e psicologiche (panico, difficoltà di reinserimento e stati d’ansia). In fin dei conti, un cancro da estirpare con l’impegno di tutti.

Carl Sandburg scriveva che “un giorno faranno una guerra e nessuno vi parteciperà“: ecco, questa deve essere la nostra speranza. Per noi adulti ma anche e soprattutto per i più piccoli. Perché certi segni non si debbano più vedere.

 

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