Prima di arrivare a definire il termine pelle conciata al vegetale è necessario riportare alcune leggi che inquadrano meglio la materia in questione. La definizione di “cuoio” secondo la direttiva 94/11/CE, recepita con D.M. del 11 Aprile 1996 è la seguente: “Termine generale per designare la pelle o il pellame di un animale che ha conservato la sua struttura fibrosa originaria più o meno intatta, conciato in modo che non marcisca. I peli o la lana possono essere asportati o no. Il cuoio è anche ottenuto da pelli o pellame tagliati in strati o in segmenti, prima o dopo la concia. Se però la pelle o il pellame conciati sono disintegrati meccanicamente e/o ridotti chimicamente in particelle fibrose, pezzetti o polveri e, successivamente, con o senza l’aggiunta di un elemento legante, vengono trasformati in fogli o in altre forme, detti fogli o forme non possono essere denominati ‘cuoio’. Se il cuoio ha uno strato di rifinizione, indipendentemente da come sia stato applicato, o uno strato accoppiato a colla, tali strati non devono essere maggiori di 0,15 mm.”
La concia al vegetale, invece, secondo l’International Glossary of Leather Terms è: “Pellame conciato esclusivamente con materiali concianti vegetali o con detti materiali e l’aggiunta di piccole quantità di altri ingredienti usati soltanto per agevolare il procedimento di concia o per migliorare o modificare il conciato, ma non in quantità tali da alterare notevolmente i caratteri essenziali della concia vegetale del prodotto”.
Tecnicamente si può conciare al vegetale qualsiasi tipologia di pelle grezza animale (bovina, ovina, caprina, di bufalo, cammello, canguro, coccodrillo…) ed ottenere pelli finite per qualsiasi destinazione d’uso: pelletteria, calzatura, arredamento, selleria, abbigliamento, ortopedia, nautica, etc.
La Pelle conciata al vegetale in Toscana ed il Consorzio
Per uso e consuetudine locale precisiamo che la pelle conciata al vegetale prodotta in Toscana deriva prevalentemente da pelli grezze (vacca, toro, vitello) e viene lavorata in pezzi, mai intera: mezzi vitelli, fianchi, spalle, avancorpi, gropponi con spessori variabili che servono alla manifattura dei diversi prodotti: spessori leggeri per abbigliamento, spessori medi per borse e scarpe, spessori più pesanti per cinture. Per la concia al vegetale si usano principalmente tannini estratti da castagno, mimosa e quebracho.
Il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale raccomanda l’utilizzo della pelle conciata al vegetale nel suo stato naturale, senza essere chimicamente ricoperta durante la rifinitura o pigmentata, al fine di mettere in risalto la qualità e la naturalezza di questo tipo di pelle.
La pelle conciata al vegetale prodotta dalle concerie associate al Consorzio sono conciate esclusivamente con tannini naturali di origine vegetale (mimosa, castagno e quabracho) e non contiene sostanze proibite dalla legge. Gli estratti del tannino sono un ingrediente fondamentale per il lento processo di concia e per la qualità del risultato finale. Piccole venature, rughe e graffi impercettibili eventualmente presenti sulla superficie della pelle, oppure un leggero sbiadimento del colore dimostrano la sua naturalezza, rendendo ogni pelle unica nel suo genere.
Ancora oggi, nel cuore della Toscana, i nostri maestri conciatori restano fedeli alla loro tradizione secolare e alle loro procedure artigianali di lavorazione. Il Consorzio, con il suo logo “Pelle Conciata al Vegetale in Toscana” tutela e promuove questi principi.