Guardo la mia borsa di vacchetta, riempita come sempre oltre ogni razionale misura: portafogli, chiavi, libri, taccuini per appunti, quaderni da disegno, agenda, astucci con penne e lapis, occhiali, scatole di sigari, pipe e tabacco e un portafortuna napoletano in terracotta regalatomi molti anni fa da un amico purtroppo scomparso, il professore Umberto Fiore, uomo di grandissima cultura umanista.
È stata sempre appoggiata in qualsiasi posto capitasse, tenuta sopra la testa per ripararsi dalla pioggia, appesa sotto il sole per la tracolla a rami di alberi sulla spiaggia, graffiata dal gatto di casa, legata per migliaia di chilometri al portapacchi della motocicletta, strusciata su ogni superficie possibile e immaginabile, e usata come cuscino nei riposi pomeridiani fuori casa.
È bellissima, invecchiata come una nobile signora dal volto vero e interessante; il volto di chi ha vissuto ed è in grado di raccontare, di chi non parla per sentito dire ma per esperienza diretta. È cambiata, più lucida e scura, con trasparenze e sfumature di colori uniche, una presenza importante che narra di sé con orgoglio. Quanto diversa da questi contenitori di plastica tutti uguali senza anima e trascorsi, incapaci di raccontare qualsiasi cosa che non sia l’effimero logo con cui sono marcate. Lei no, si potrebbe paragonarla a un libro, o meglio a un album di ricordi, dove sfogliando le pagine della memoria trovi il segno di “quella volta che…”.
Non ne esiste un’altra uguale persino tra le sue sorelle perché ognuna ha vissuto in modo diverso le stesse o altre storie, proprio come noi. Forse è questo il segreto e vero significato della parola unicità; un qualcosa di vivo che interagisce con il mondo nel tempo e con il tempo nel mondo. Già, il tempo. La mia borsa ha un buon rapporto con lui, con lui si arricchisce, si migliora. La nostra società invece ha un pessimo rapporto con il tempo, ha paura di lui, per questo è sempre più povera. Persone che nascondono le rughe e i segni degli anni modificandosi in grottesche caricature, altre si illudono di ingannarlo con ritmi di vita sempre più esasperati e isterici, e tutti sempre più bombardati da modelli di comportamento e di consumo in cui il tempo di fermarci a riflettere non è contemplato.
No, la mia vecchia borsa di pelle al vegetale non è così.