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“Corium”: la mostra di Samuel Rosi, in arte MUZ

Territorio. Lavoro. Pelle. Queste sono le tre chiavi di lettura su cui si fonda il progetto della mostra “Corium“. Ma come metterli insieme nel campo dell’arte? A questa domanda l’esposizione risponde attraverso un approccio capace di unire ogni concetto in una rete armoniosa di richiami evocativi.  Se la scelta dei soggetti rappresentati è avvenuta scorrendo le varie foto d’archivio del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, fonte preziosa per la documentazione dell’attività lavorativa del nostro territorio, il supporto materico della rappresentazione figurativa è costituito dalla pelle stessa.

Ed è su questo peculiare materiale che l’artista Samuel Rosi, in arte Muz, ha saputo trasporre e dare nuova vita alle immagini grazie alla sua tecnica artistica prediletta, la Spray Art. Ricercatore e sperimentatore di questa moderna tecnica artistica, Muz sceglie non solo i muri, ma tele, vinili, carte antiche e persino utensili del lavoro rurale come supporto del suo lavoro grafico. Ed ecco che questa volta è la pelle a porsi come strumento della sua attività creativa: le potenzialità espressive della bomboletta e il sapiente controllo della pressione e della consistenza del getto da parte di Muz esaltano la superficie porosa e tattile della pelle e permettono di far letteralmente “uscire” dall’immagine i dettagli dei soggetti rappresentati, siano questi le mani dei conciatori, siano i loro macchinari o i loro abiti.

Sensibile all’importanza del rapporto cromatico, Muz nelle opere di “Corium” ha scelto di far interagire i colori della sua bomboletta con quelli della pelle stessa, in modo da lasciare che lo spettatore venga accompagnato nell’osservazione dell’opera e l’occhio si muova così dal dettaglio materico e fibroso del supporto per arrivare alla visione d’insieme del soggetto rappresentato. Secondo le stesse parole di Muz: “Nasce così una pittura fortemente evocativa in cui la percezione è quella di uno spazio capace di far vivere allo spettatore un’esperienza visiva costantemente attiva nelle quali il lavoro conciario e la pelle tornano e interagiscono con l’occhio di chi guarda”.

Insieme al ruolo figurativo giocato dalle pelli di Muz, si è aggiunta la collaborazione con Luca Monteverdi, studioso del suono e compositore musicale, il quale ha voluto dar voce al lavoro dei conciatori. Infatti, visitando alcuni luoghi del distretto conciario di Ponte a Egola, Monteverdi, attraverso strumenti di registrazione e microfoni, è stato capace di andare a captare quei peculiari suoni della quotidiana attività lavorativa. Così scrive Luca presentando la sua idea: “Se un’immagine vale più di mille parole, l’aggiunta del suono ne decuplica la potenza comunicativa. Un ambiente di lavoro è caratterizzato non solo dalle macchine che vi operano ma anche e soprattutto dal loro rumore. Non si può perciò comprendere appieno l’energia che ne scaturisce senza ascoltare il suono che producono”.

I suoni di alcuni dei tanti macchinari di conceria come il bottale, il cilindro, la rasatrice e il palissone vengono depurati dalle varie scorie sonore che ne attutivano la potenza e vengono riproposti all’ascoltatore per mezzo di cuffie che isolano l’ascolto e lo trasportano all’interno del luogo di lavoro. Se all’ascolto dei suoni di Luca si aggiunge la visione delle pelli di Muz ecco che l’esperienza del visitatore si fa quanto mai unica.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che questa esperienza viene a caricarsi di una suggestione ancor più significativa considerando lo spazio di Casaconcia, ovvero la vecchia Conceria dell’Orologio tornata in auge grazie al suo ruolo di luogo espositivo, ma che conserva ancora nelle sue mura e nella sua struttura l’antico fascino di una delle prime industrie conciarie del territorio. Ed è così che “Corium” riesce a regalare sensazioni visive e sonore in grado di avvicinare lo spettatore all’ambiente conciario e di omaggiare quest’ultimo attraverso la cultura, l’arte e la musica.

 

Manuel Casella

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