La Conceria dell’Orologio ritorna a vivere. Da quest’anno 2017 infatti, con il nome di casaconcia, è nato uno spazio espositivo, artistico e culturale, di proprietà del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, che si prefigge iniziative di promozione e valorizzazione delle soggettività non solo di Ponte a Egola ma del nostro Valdarno di sotto. Gli artisti possono partecipare su invito o contattando direttamente senza intermediari l’apposita commissione che vaglierà le richieste a suo insindacabile giudizio. casaconcia propone anche iniziative di segno storico-archeologico, fotografia, performances di recitazione e incontri enogastronomici. Uno spazio e un tempo saranno riservati alla divulgazione letteraria in collaborazione con le scuole. Tutto nel segno della qualità e della professionalità.
La storia di Ponte a Egola e della Conceria dell’Orologio
Si dovrà attendere molti secoli perché si formi il villaggio di Ponte a Egola, che poi nacque dai tre tronconi delle Fornaci, Tognarino e del Ponte. Sebbene alcune case esistessero intorno al ponte sull’Egola nel XIV secolo, e si parlasse di un mercato di granaglie alla fine del Cinquecento, si parlerà di villaggio solo nel 1811, in pieno dominio napoleonico. Riguardo alla concia delle pelli, alcuni affermano che la “scuola” per conciare abbia attinto i suoi metodi dai luoghi vicini: Pescia, Livorno e Pisa; atri come Franco Foggi, che la “scuola” sia stata francese e venuta a rimorchio delle truppe napoleoniche, avvalorando la leggenda di una balla di pelli caduta da un barroccio napoleonico. Questa narrazione pare plausibile per Santa Croce dove nei primi anni dell’Ottocento esistevano già le conce dei Prò, Banti e Pacchiani come ampiamente documentato da una vasta letteratura.
Per Ponte a Egola è una storia diversa. I Dani (Pasquale e Averardo) che erano stati barrocciai e poi mercanti di buccia per le conce, cioè di scorze di lecci e querci, e poi proprietari, cominciarono a ficcare le pelli in qualche tino o fossa, in un bugigattolo adiacente al Vicolo del fuoco fra la prima e la seconda metà dell’Ottocento. Risale al 1836 la prima memoria orale della piccola conceria dei Dani. L’Andreina, figlia di Averardo Dani, racconta di memorie che tramandavano frequenti rapporti con Livorno dove i nonni avrebbero appreso le nozioni di quell’arte, mercuriale e saturnina, perché pregna di misture alchemiche e di oscurità e misteri.
Stando alla storia, per non essere accusati di troppa disinvoltura, si può riportare ciò che in una Filza degli stati delle anime della parrocchia di Cigoli del 1852 è scritto a chiare lettere: “Placido Damiani fu Pietro, fu Mario Degli Innocenti, conciatore, partì dalla cura di Cigoli a quella di Stibbio.” E sotto Stibbio, a quel tempo, era la concia dei Dani che fu costruita vicino al Fontino in modo da potere attingere acqua allora sufficiente per quei primi esperimenti di concia. In seguito, nella seconda metà dell’Ottocento, la piccola concia fu abbandonata e si costruì un grosso stabilimento che con la ristrutturazione del 1882 giunse ad occupare una quarantina di maestranze, ebbe un proprio molino per macinare le scorze, e l’orologio, vanto del paese. Fu la Conceria dell’Orologio dove furono associati i Marianelli, poi proprietari, e tale rimase fino alla cessazione dell’attività negli anni ottanta del Novecento.
La Conceria dell’Orologio, negli anni novanta del Novecento, fu al centro degli interessi dell’Associazione per Ponte a Egola, allora fondata, che si adoperò con moltissimi paesani perché nascesse, nell’area adiacente alla nuova sede del Consorzio, la Biblioteca Egolandia, che poi si consolidò grazie al volontariato e all’attenzione di Marinella Marianelli che avrebbe meritato, secondo noi, di dare il nome alla Biblioteca.