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Buon Compleanno, Vespa!

23 Aprile 2025, San Miniato (Pisa)

23 Aprile, data iconica per tutti gli appassionati di motori e design italiano. Ogni anno in questo giorno, ricordiamo la registrazione del brevetto della Vespa, avvenuta nel 1946 da parte dell’industria Piaggio e sarà la “ motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica” più famosa del mondo.

Un’idea nata dal bisogno

Il Conflitto non era ancora finito, ma Enrico Piaggio pensava già alla ricostruzione.

I bombardamenti avevano distrutto parte degli stabilimenti Piaggio. Fino a quel momento, l’azienda era sinonimo di treni, aerei e veicoli militari. Ma l’Italia del dopoguerra stava cambiando, e con lei le priorità delle persone. Enrico Piaggio lo intuì subito: il futuro non era più nella produzione bellica e per rimanere sul mercato serviva riconvertirsi rapidamente ed Enrico Piaggio capì che il futuro era nella mobilità civile, ma in che modo?

Tutta l’Italia era in ginocchio: le strade erano distrutte e i soldi erano pochi, la gente aveva voglia di muoversi e vivere di nuovo, ma la benzina scarseggiava. Piaggio pensa ad un veicolo per la mobilità individuale, semplice e agile, a basso costo, parco nei consumi, robusto e adatto ad essere guidato da tutti, anche sulle strade dissestate del dopoguerra.

Enrico Piaggio incontra Corradino D’Ascanio

Negli anni ’30, un ingegnere di nome Corradino D’Ascanio progettò uno dei primi elicotteri funzionanti al mondo, il D’AT3, e collaborò con Piaggio nella realizzazione di aerei e motori per la Regia Aeronautica.

Enrico Piaggio lo conosce quindi da tempo e lo rispetta molto: ingegnere dalle forti idee personali fuori dagli schemi classici. In più, Corradino D’Ascanio odia le moto (le trova sporche, scomode, e difficili da guidare), ed Enrico lo sceglie proprio per questo: vuole una persona che ripensi tutto da zero e sapeva che lui l’avrebbe fatto.

Corradino accetta la sfida, alle sue condizioni.

D’Ascanio non amava i motori “sporchi”, le catene unte o le complicazioni delle moto. Il suo approccio era quello di un ingegnere aeronautico: precisione, leggerezza, efficienza e semplicità d’uso. Accetta la sfida: disegna una motocicletta togliendo le parti che lui odiava.

  • Niente catena
  • Il cambio spostato sul manubrio
  • Struttura in lamiera autoportante
  • Peso contenuto e leggera da portare
  • Seduta più comoda
  • Facilmente pulibile
  • Avviamento a pedale leggero
  • Pedana piatta ( permetteva di salire e scendere facilmente, anche con la gonna)

Enrico Piaggio voleva un mezzo per tutti: uomini, donne, giovani, operai, studenti.
In un’Italia che cercava di ricostruirsi, dare mobilità alle donne che fino ad allora rimanevano in casa era un gesto rivoluzionario. La Vespa divenne presto anche un simbolo di emancipazione femminile.

Paperino MP5: il primo prototipo

Il primo risultato è il prototipo MP5, Paperino, costruito nel 1944-45 nei reparti Piaggio di Biella. Le sue caratteristiche principali erano:

  • Telaio tubolare con scocche metalliche esterne
  • Ruote piccole, facili da smontare (come quelle di un carrello d’aereo)
  • Motore laterale, per facilitare l’accesso alla ruota posteriore
  • Cambio al manubrio, per semplificare la guida
  • Scudo anteriore, per proteggere da fango e schizzi

Era già un’idea molto innovativa, ma esteticamente non convinceva Enrico Piaggio. La forma era un po’ “goffa”, tanto che fu ironicamente soprannominato “Paperino” (come il papero Disney).

Il design giudicato troppo sgraziato e poco elegante da Enrico Piaggio, viene deciso di migliorarlo: a questo punto lascia a Corradino D’Ascanio la parte meccanica e ingegneristica ed entra in scena Mario D’Este per ridefinire le linee, migliorare l’aspetto e rendere il veicolo più armonioso, proporzionato e accattivante.

Mario D’Este: il designer

Mario D’Este era un designer industriale interno alla Piaggio, già coinvolto nella progettazione di velivoli durante gli anni precedenti.
Era abituato a lavorare con forme funzionali, aerodinamiche e pulite, ma aveva anche un occhio attento per l’estetica.

Mario D’Este ridisegna:

  • La scocca con linee più morbide e curve continue
  • La pedana centrale più snella (il famoso “vitino di vespa”)
  • Il parafango anteriore più integrato
  • La posizione e l’inclinazione del manubrio

Grazie al suo intervento, il MP6 non era più solo un veicolo pratico, ma un oggetto elegante e moderno. Quando Enrico Piaggio lo vide, colpito dalla forma e dal suono, disse:

“Sembra una vespa!”
Ed è così che nacque il nome Vespa.

🛵 La Vespa, uno scooter che racconta una storia

La nascita della Vespa non è solo una storia industriale: è un simbolo di rinascita, creatività e ingegno italiano nel dopoguerra.
Dall’intuizione tecnica di Corradino D’Ascanio alla mano elegante di Mario D’Este, passando per la visione imprenditoriale di Enrico Piaggio, quel piccolo scooter ha rivoluzionato la mobilità — e lo stile — di un’intera generazione.

Nel 1946, nessuno avrebbe immaginato che quella “vespa” ronzante sarebbe diventata un’icona mondiale, amata in ogni angolo del pianeta.
E invece eccola lì, ancora oggi, a raccontare al mondo una storia tutta italiana fatta di passione, design e libertà su due ruote.

Sapevi che in occasione degli scorsi Vespa World Days – Pontedera 2024 è stata realizzata una Vespa in Pelle Conciata al Vegetale in Toscana?

Le varie componenti originali in Pelle Conciata al Vegetale in Toscana sono state realizzate artigianalmente ed applicate sul modello, rimasto in esposizione al museo Piaggio durante tutti i Vespa World Days.

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