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Renzo Piano: avventura e sostenibilità

Spirito di avventura e genio creativo: la figura di Renzo Piano può essere riassunta con queste poche parole. L’architetto infatti deve molto alle esperienze maturate in giro per il mondo durante la sua vita. I suoi edifici ed i suoi progetti portano con sé quel respiro internazionale che proviene dalla voglia di scoprire e di creare sempre qualcosa di innovativo, di diverso dal solito.

Il Beauborg a Parigi, il Centro Beyeler a Basilea ed il New York Times Building. Tutti edifici che creano e mantengono un rapporto speciale con le città che li “accolgono”, a volte anche rompendo gli schemi architettonici classici e suscitando per questo delle critiche nell’opinione pubblica. Ma ognuno di questi è un piccolo cambiamento nell’essenza delle stesse città e hanno lo specifico compito di diventare spazi di incontro, di aggregazione. Perché “l’architettura porta cambiamenti, trasformazioni. Non si fa architettura con l’indice di gradimento: si fa dicendo la verità e la verità è dare forma a un cambiamento” (cit. “Giornale di Bordo”, 1997).

Niente dunque è più come prima. I centri urbani, così come le periferie, si adeguano ai nuovi edifici e si lasciano percorrere dalla bellezza e dalla luce che emanano queste opere. Opere, e non costruzioni, perché guardarle suscita un’emozione. Carpire l’armonia e la leggerezza delle forme lascia di stucco. “Costruzione” è un elemento meramente tecnico, un assemblaggio che richiama la catena di montaggio. Il concetto di “opera” invece si modella attorno a un lavoro intellettuale, artistico.

L’architettura sostenibile per Renzo Piano

Un altro aspetto da non trascurare del lavoro di Renzo Piano è la sostenibilità. Un’architettura sostenibile che non piega l’ambiente ai propri scopi, ma che modifica il territorio e lo rende accogliente. Un  modus operandi che ricerca sempre il nuovo senza dimenticarsi di rispettare ciò che lo ha preceduto, sia questo un edificio sia più semplicemente la natura. “Capire la natura, rispettare la flora e la fauna, collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare la luce e il vento” (cit. “Giornale di Bordo”, 1997): è questo il pensiero che spinge l’architetto Piano nella realizzazione dei suoi lavori.

Perché l’ambiente e la natura sono il nostro passato, il nostro presente ma anche e soprattutto il nostro futuro. Sono soprattutto la nostra speranza in un avvenire che a volte sembra portare solo ombre. Ed un’opera deve essere in grado di realizzare questa saldatura. C’è bisogno di sensibilità, dunque, per salvare il nostro pianeta: niente di meglio di una lavorazione che parte dalla natura e ritorna alla natura. E l’architettura di Renzo Piano ne è un esempio. Forte e dirompente. Per certi aspetti fuori dalle righe ma estremamente valido e consistente.

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