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La felicità delle piccole cose

Un avvocato di successo, Frédéric Solis. Un uomo affascinante che sembra avere avuto tutto dalla vita ma a cui invece manca qualcosa di importante: la famiglia. E questa assenza è stata colmata nel tempo con l’acquisto di opere d’arte impressioniste, oggetti di lusso e la frequentazione di belle donne. Questo è il set del romanzo La felicità delle piccole cose di Caroline Vermalle, un romanzo che racconta il dolore, l’abbandono ma anche la rinascita e la soddisfazione nella realizzazione di se stessi. Il protagonista, infatti, è stato abbandonato dal padre in tenera età ma il dolore gli ha dato la spinta necessaria per raggiungere obiettivi personali importanti, diventando infatti uno degli avvocati più importanti e stimati di tutta Parigi.

La felicità delle piccole cose: quando la vita non è solo obiettivi

Il romanzo, avventuroso e dai ritmi incalzanti, è un viaggio per immagini attraverso la città di Parigi ed i paesaggi innevati del Nord della Francia. Una “caccia al tesoro” seguendo gli spunti di una strana eredità, composta di biglietti misteriosi e da decifrare e un disegno che assomiglia molto ad una mappa. Frédéric, insieme alla sua assistente Pétronille e in compagni di altri personaggi dal retrogusto bohémien, inizia l’avventura che lo porterà a conoscere dal vivo i luoghi dell’Impressionismo e dei suoi artisti, ma soprattutto lo riappacificherà con il suo passato e lo ricongiungerà con il padre andando a ricomporre finalmente il puzzle.

La felicità delle piccole cose è anche una presa di coscienza, un percorso profondo alla ricerca delle priorità della vita. Molti di noi, infatti, vedono negli obiettivi raggiunti l’unico modo per toccare davvero la felicità, ma è solo una parte. È nella speranza, negli affetti ritrovati, nelle amicizie più sincere e nella famiglia che ognuno trova la forza per andare avanti e superare i momenti difficili.

E questo pensiero di fondo si ritrova nelle parole di Jamel, personaggio intrigante all’interno del romanzo: “Io preferisco dire che bisogna crederci. Non è granché crederci, possono farlo tutti: basta metterci un po’ di buona volontà, far tacere il rumore intorno, aprire gli occhi e vedere la propria buona stella. Le persone non credono più alla loro buona stella, ed è un peccato. Si sbagliano, non c’è dubbio: lei c’è per tutti, bisogna solo prendersi la briga di cercarla. A volte brilla dentro alle piccole cose, cose minuscole. In una presenza, per esempio. Al mondo siamo in sette miliardi, eppure, per una sorta di miracolo, basta una voce, un cuore, un certo modo di vedere le cose per illuminare tutto di colpo. Ho conosciuto alcune persone speciali che brillavano persino quando nessuno le vedeva.

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