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I segni del tempo sulla comunicazione che cambia

La comunicazione è sicuramente la facoltà umana più sviluppata. Fin dai tempi antichi l’uomo ha sempre comunicato: prima solo attraverso la trasmissione orale del messaggio, poi anche attraverso i supporti cartacei fino ad arrivare ai moderni mezzi come gli smartphone e i social network. In mezzo tante innovazioni, molte tecnologie diverse e soprattutto un linguaggio che si è modificato nei tempi e nei modi. Comunichiamo velocemente, in un istante si scrivono centinaia di messaggi su WhatsApp e si inviano migliaia di mail: tutto è più semplice, più immediato.

La tecnologia e la comunicazione tra pregi e difetti

La velocità di scrittura ha cambiato i modi e i tempi del comunicare: si assiste ad un sempre maggiore utilizzo di abbreviazioni, di emoticon e di segni di interpunzione al posto di concetti che a parole sarebbero troppo lunghi da raccontare. Un’abitudine che lentamente sta intaccando anche l’informazione ed il giornalismo, settori invece in cui l’approfondimento ed il corretto uso degli strumenti lessicali dovrebbero essere al centro di tutto.

A proposito di giornalismo e informazione, sembrano così lontani i tempi in cui il quotidiano era il mezzo più autorevole. Adesso quest’ultimo appare soltanto come un oggetto destinato ai nostalgici. Ed il calo delle vendite lo dimostra. L’informazione, ma in generale tutta la comunicazione, è sempre più digitale: anche i media analogici per eccellenza, come televisione e radio, si stanno adattando e offrono contenuti fruibili anche attraverso la Rete.  E così, in combinato allo sviluppo di social network come Facebook e Twitter, si è giunti ad un consumo di notizie e ad un’informazione più capillare. La tecnologia, ci teniamo a ribadirlo, non è assolutamente il male moderno, anzi ha permesso quella che viene chiamata “democratizzazione della comunicazione.

In tutto questo però si ritrovano dei rischi. Chi non ha mai sentito parlare di fake news? Nel mare magnum dei messaggi digitali si infiltrano anche queste notizie palesemente fasulle e destabilizzanti che vengono raccontate in maniera dettagliata, con il solo fine di confondere l’opinione pubblica su vari temi, soprattutto immigrazione e politica. Il primo difetto è proprio qui, in una tecnologia che avanza a ritmi impressionanti ma che non è seguita da una cultura digitale adeguata.

La principale preoccupazione per la nostra società dovrebbe essere quella di insegnare a giovani e meno giovani la gestione di una tale mole di informazioni, a verificarla, non ad assecondarla passivamente. Una nuova cultura della comunicazione da costruire e da portare avanti con decisione: è lì che si gioca la partita del futuro. Quello che l’uomo non potrà mai fare è smettere di comunicare, quindi prima questi “lavori” iniziano e meglio è per tutti.

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