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Il capitalismo umanistico di Brunello Cucinelli

La contrazione dei consumi, la necessità di lavorare a ritmi frenetici, gli obiettivi da raggiungere. C’è tutto questo nell’imprenditoria moderna, un mondo che sta diventando sempre più numeri, tabelle e percentuali, ma sempre meno umanità, gentilezza e rapporti interpersonali. Non tutti gli imprenditori però sono uguali: Brunello Cucinelli, nella sua azienda, ha importato una nuova filosofia, quel “capitalismo umanistico” che è marchio di distinzione a livello internazionale. Segna un profondo cambiamento di passo e di visione con i principali concorrenti.

Credo in un’impresa umanistica: un’impresa che risponda nella forma più nobile a tutte le regole di etica che l’uomo ha definito nel corso dei secoli. Sogno una forma di capitalismo umanistico contemporaneo con forti radici antiche, dove il profitto si consegua senza danno o offesa per alcuno, e parte dello stesso si utilizzi per ogni iniziativa in grado di migliorare concretamente la condizione della vita umana: servizi, scuole, luoghi di culto e recupero dei beni culturali.”

Cos’è il capitalismo umanistico secondo Brunello Cucinelli?

Il capitalismo umanistico ideato da Brunello Cucinelli rimette al centro le persone, i lavoratori ed il territorio. I dipendenti, tra le altre cose, hanno orari di lavoro limitati, possono godere di una pausa pranzo della durata di un’ora e mezza, hanno la possibilità di pranzare alla mensa convenzionata, ma soprattutto la loro giornata di lavoro si conclude categoricamente alle cinque e mezza: vietate le mail di lavoro fuori orario. Una filosofia, dunque, che rende dignità ai lavoratori e li tutela in un periodo in cui alcuni imprenditori, non tutti, hanno messo al centro esclusivamente il fatturato.

Cucinelli trae la sua innovativa filosofia aziendale dall’esperienza familiare. Dal ricordo di un padre, prima lavoratore agricolo e poi operaio in fabbrica, esausto, sfinito e massacrato dai turni di lavoro ma anche umiliato dagli altri per i suoi vestiti da contadino. A partire da questi ricordi nasce in Brunello la voglia di riscatto e di ridare dignità ai lavoratori. Nel capitalismo umanistico non c’è spazio solo per le persone ma anche per il territorio e la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni .

Territorio e nuove generazioni

Per quanto riguarda il territorio la sua filosofia prevede che l’azienda produca esclusivamente all’interno del territorio e che una parte degli utili e dei margini operativi aziendali vengano investiti nella città umbra di Solomeo, sede dell’azienda, per opere destinate alla collettività: negli anni Brunello Cucinelli ha costruito una biblioteca, un teatro e un anfiteatro, ha restaurato edifici antichi (come ad esempio il Castello Medievale) e spazi pubblici , ma i progetti futuri prevedono anche la costruzione di tre parchi: Parco Agrario, Parco dell’Industria e Parco dell’Oratorio Laico, dove nasceranno vigneti, frutteti e persino uno stadio.

I giovani invece diventano eredi di conoscenze secolari. L’azienda di Brunello Cucinelli ha infatti creato la “Scuola dei Mestieri“, liberamente ispirata alle idee di John Ruskin e William Morris. Qui si insegnano materie particolari, come “sartoria”, “arti murarie”, “orticoltura e giardinaggio” e “rimaglio e rammendo”. L’artigianalità e la manualità tornano dunque in auge semplicemente riscoprendole e divulgandole ai più giovani.

Un esempio da seguire, dunque, il capitalismo umanistico. Perché in un’azienda il fatturato deve essere importante, ma non l’unica cosa che conta. In mezzo ci sono le persone, la propria terra, il bene comune. Tutti fattori da non dimenticare.

 

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